Sembra scaduto per sempre quel tacito accordo di non belligeranza a base di Simpson e Dr. House che negli anni scorsi pacificava Sky e Mediaset. Chiusa l'era dei sorrisi forzati che permettevano alla Fox di Murdoch – il cui impero fattura oltre 30 miliardi di dollari – di vendere a Italia 1 alcune delle sue serie più cool.
Sale la tensione tra Sky e Mediaset, che vede contrapporre nell'agone mediatico la società fondata da Silvio Berlusconi al gruppo del magnate australiano. Questa volta però con tanto di colpo di scena in Tribunale. E proprio la News Corporation, che controlla Sky Italia, ha presentato ieri un esposto contro le società del Biscione, Rti e Publitalia, davanti al tribunale di Milano «per violazione della legge antitrust comunitaria, in base all'articolo 82 del trattato europeo, e delle norme italiane in materia di comunicazioni». In sostanza Sky accusa Mediaset di avergli impedito l'acquisto di spazi pubblicitari sulle tre reti commerciali Canale 5, Rete 4 e Italia 1, violando così le norme sulla concorrenza. A quanto si apprende un ricorso d'urgenza (ex articolo 700 del Codice di procedura civile).
Durissima la reazione di Cologno Monzese: «Mediaset reputa sconcertante l'annuncio di Sky di voler ricorrere in giudizio per la presunta violazione delle regole sulla concorrenza. Stupisce infatti che un operatore che nel mercato della pay tv satellitare è monopolista assoluto avvii un'azione legale contro un'altra azienda televisiva accusandola di violazione delle norme antitrust».
Che i rapporti tra le due piattaforme non fossero idilliaci lo dimostra la storia recente. Prima, da gennaio 2009, il governo Berlusconi che raddoppia l'Iva dal 10 al 20 per cento dell'imposta sulla pay tv. Poi il Cavaliere che chiede a Fiorello di non fare il testimonial per Sky, quindi i sospetti reiterati sull'auditel sotto padrone ma anche il presunto boicottaggio sui film Medusa, e ancora la nascita di un piattaforma satellitare alternativa (TivùSat) a spese di Rai e Mediaset. Infine l'improvviso aumento dei criptaggi dei programmi della Rai su Sky e ancora il fallimento annunciato della trattativa tra Masi e Mockridge per Raisat. Ma l'accusa più pesante, depositata al Tribunale di Milano, è quella di violazione delle norme sulla concorrenza dal momento in cui, ed è la tesi tutta da dimostrare di Sky, Mediaset avrebbe iniziato a rifiutare di vendergli spazi pubblicitari.
Un'eresia, è questo il termine che ben rappresenta il tono delle replica del Biscione: «Per la cronaca – continua Mediaset nella sua nota – solo nell'anno 2009 (dal primo gennaio al 5 settembre) Mediaset ha già ospitato 3.107 passaggi di spot Sky sulle proprie reti. Per contro Sky ha sempre rifiutato di trasmettere sui propri canali qualsiasi spot di Mediaset. L'azienda respinge quindi le accuse infondate del concorrente e certa delle proprie buone ragioni attende con serenità il confronto nelle sedi giudiziarie».
Una partita che vale circa 30 milioni di euro, l'ammontare degli investimenti annui di Sky Italia in spot televisivi, quasi tutti assorbiti proprio dalle reti di Cologno Monzese. Cifra che sale a quasi 200 milioni se si calcolano gli investimenti cumulati dal 2003 - anno di esordio in Italia di Sky – fino ad oggi. Sullo sfondo la strategia sempre più aggressiva del Biscione proprio sulla piattaforma della pay tv con Mediaset Premium, in particolare con l'offerta in abbonamento, in diretta concorrenza con Sky anche sul calcio.
I Simpson e Dr. House vanno alla guerra in un mercato ancora più competitivo.
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